in copertina, Foto di Giacomo Carena su Flickr. Licenza.
Il cemento biodinamico: una soluzione anti-smog che potrebbe migliorare radicalmente la qualità della nostra vita
Si sa, la presenza di spazi verdi e aree naturali contribuiscono grandemente a migliorare la qualità della vita cittadina. Non solo spazi dove poter godere del proprio tempo libero, ma strumenti per ossigenare le nostre città e contribuire al benessere degli abitanti, che possono così godere di aria più pulita.
Laddove questo non fosse sufficiente, la scienza arriva in soccorso dei nostri polmoni. Impedire agli spazi urbani di trasformarsi ed espandersi è impossibile, ma possiamo far sì che proprio l’edilizia ci aiuti a migliorare la qualità dell’aria che respiriamo. Un modo c’è, e si chiama cemento fotocatalitico.
Cemento fotocatalitico: cos’è
Ne avevamo già sentito parlare in occasione della realizzazione di Palazzo Italia durante Expo Milano 2015: le forme della facciata esterna, che ricordavano dei rami intrecciati, sono stati realizzate proprio con questo materiale.
Il nome tecnico è Tx Active ed è stato inventato nel 1996 da Luigi Cassar e brevettato da Italcementi.
La sua peculiarità consiste in una miscela contenente cemento e biossido di titanio, il quale, ricevendo luce solare, innesca un processo chiamato fotocatalisi: l’ossigeno così attivato decompone gli inquinanti presenti nell’aria, trasformandoli in sostanze meno dannose come nitrati e carbonati. Questi vengono poi facilmente “lavati via” dalla superficie idrorepellente con l’acqua piovana.
In occasione di Expo 2015, il progetto fu molto apprezzato e mise in ottima luce il nostro paese, come brillante esempio di architettura innovativa ed ecosostenibile.
Dai risultati dei test effettuati su questo materiale è subito evidente che ci si trova davanti ad una tecnologia che potrebbe davvero cambiare il modo di vivere in città.
In una strada di Segrate (Milano) ricoperta con una malta fotocatalitica, e in un’altra strada in provincia di Bergamo, dove sono stati usati dei masselli autobloccanti, la concentrazione di inquinanti era diminuita tra il 45% e il 60%.
In altre parole, la posa del materiale su un’area di 1000 mq corrisponderebbe alla collocazione di circa 100 alberi, oppure all’eliminazione dell’inquinamento prodotto da 22 veicoli a benzina.
Il cemento biodinamico: pro e (pochi) contro
Con il termine biodinamico si indica un derivato del cemento fotocatalitico, chiamato così per via della sua fluidità e malleabilità, che consentono di modellare il materiale in forme più complesse.
Essendo un materiale idrorepellente e a ridotta porosità, ha un’elevata resistenza agli agenti atmosferici; inoltre dai test risulta una maggiore resistenza anche alla compressione e alla flessione rispetto alle malte classiche.
Ma allora perché questa soluzione anti-smog è ancora così poco usata nelle nostre città?
Per quanto riguarda la costruzione di parti strutturali il motivo va ricercato nei costi, ancora troppo alti rispetto ai materiali classici.
Allo stesso tempo, va detto che il cemento biodinamico, utilizzabile anche solo come rivestimento, è meno incline a rovinarsi e incrostarsi con il tempo. Le superfici mantengono l’originale colore bianco, caratteristica che garantirebbe di risparmiare in manutenzione, oltre a giovare all’aspetto estetico.
Nuove applicazioni, infinite possibilità
Oltre al cemento ci sono altri possibili utilizzi di questa tecnologia, sicuramente anche meno costosi.
Negli ultimi anni infatti, diversi studi hanno portato alla realizzazione di vernici e rivestimenti per tegole che sfruttano il principio della fotocatalisi.
Queste vernici ecologiche possono essere considerate dei veri e proprio “depuratori d’aria”, utilizzabili sia all’esterno che all’interno delle abitazioni. Sono progettate per eliminare sostanze chimiche nocive, virus e batteri presenti nell’aria e prevengono anche le muffe.
La fotocatalisi è stata applicata anche alla realizzazione di piastrelle, vetri antiappannamento e altri materiali autopulenti: prodotti che aiutano non solo l’ambiente, ma abbattono anche i costi delle bollette, senza dimenticare il risparmio di tempo ed energia.
Sulla scia di queste nuove proposte, qualche giorno fa a Ferrara è stato realizzato un murale “mangia-smog”, utilizzando esclusivamente Airlite, una vernice in polvere che, a contatto con la luce, agisce sugli agenti inquinanti presenti nell’aria, smaltendoli.
Scopo dell’opera, inaugurata il 22 maggio 2022, è anche quello di sensibilizzare sul tema del rispetto ambientale e della qualità dell’aria in città.
Il murales più grande d’Europa realizzato allo stesso modo si trova a Roma: il titolo dell’opera è Haunting Pollution, con cui l’artista Iena Cruz ha voluto farci riflettere sulla questione del cambiamento climatico: al centro della scena si erge un esemplare di airone tricolore (specie in via d’estinzione), dipinto con colori accesi e vibranti, e posto su un mare minaccioso e inquinato.