What are we fighting for?
Chicago ’68 / Orani ’68
14 ottobre > 9 dicembre 2018
a cura di Giuliana Altea, Antonella Camarda, Luca Cheri, Sergio Flore, Alessandro Floris, Elisa Lai,
Cinzia Melis, Maria Luisa Pinna, Anna Pirisi, Barbara Puddu, Marta Satta, Carlo Spiga, Debora
Tintis, Loretta Ziranu
Opening 14 ottobre 2018 – ore 18.00
Museo Nivola, Orani
press release
Chicago, agosto 1968: in occasione della Convention democratica per le primarie presidenziali, a
pochi mesi dagli assassini di Martin Luther King e di Robert Kennedy, migliaia di giovani arrivano
in città per manifestare contro la guerra nel Vietnam.
Per contenere i circa 10.000 dimostranti, le autorità schierano 21.900 tra forze di polizia, Guardia Nazionale ed esercito. I tumulti che ne derivano vengono seguiti da tutto il paese attraverso stampa, radio e televisione.
Nivola, come milioni di Americani, osserva a distanza gli scontri rimanendone profondamente turbato,
e affida le proprie reazioni a una fitta serie di disegni.
I disegni, da cui traspare il coinvolgimento emotivo dell’artista, variano da schizzi veloci a scene
accuratamente studiate e composte.
La mediazione della fotografia e della ripresa video traspare chiaramente dalle inquadrature, che riprendono in modo a volte diretto le immagini più incisive della rivolta.
Al tempo stesso il tratto fortemente espressionista deforma le figure, formulando
un’implicita condanna morale.
I poliziotti perdono ogni carattere individuale per trasformarsi in emblemi spersonalizzati di cieca
violenza; un effetto, questo, a volte sottolineato dalla sostituzione dei volti con frammenti di collage.
I manifestanti, viceversa, sono mostrati come ingenui figli dei fiori, dall’atteggiamento non violento.
La città non è un semplice sfondo ma uno spazio connotato da edifici che – come enormi
sculture dai tratti umanizzati – scandiscono l’orizzonte e incombono sulla folla.
Eseguiti in un anno di intensa riflessione politica, segnato dalla realizzazione della grande scultura
Uomo di Pace per le Olimpiadi del Messico e dall’avvio del progetto, poi rimasto incompiuto, di
un monumento a Gramsci per Ales, i disegni di Chicago colgono la valenza simbolica dell’evento,
fissatosi nella coscienza americana come immagine del conflitto fra la generazione idealista dei
baby-boomer e la brutale ottusità del sistema.
Il clima del ‘68 spinge Nivola anche a puntare lo sguardo sulla situazione politica e sociale della
Sardegna: l’anno si chiude nell’isola con le dimostrazioni di pastori, operai e studenti, uniti contro
la violenza dello Stato e l’inerzia della classe dirigente.
L’anno successivo la rivolta antimilitarista
di Pratobello contro l’insediamento di un centro di addestramento dell’esercito nelle campagne di
Orgosolo segna il culmine della protesta non violenta dei cittadini. In due poster editi da Feltrinelli
nel 1969, Nivola commenta con amarezza tanto la repressione statale quanto la svendita del territorio
a fini turistici. È il preludio di una più forte politicizzazione della sua arte, che negli anni Settanta
assumerà tratti di sardismo indipendentista.
In un allestimento immersivo, la mostra accosta i disegni di Chicago e le immagini mediatiche che
li hanno ispirati a scatti, slogan, filmati e documenti del Sessantotto a Orani e in Sardegna. Le due
“patrie” di Nivola, l’America e la Sardegna, lontane geograficamente e culturalmente, erano però
unite ai suoi occhi dall’impegno civile della popolazione per la pace e la giustizia sociale, contro la
repressione dello Stato.
Una continuità tra luoghi e culture che in mostra è espressa anche attraverso il progetto sonoro
originale di Carlo Spiga che pervade l’ambiente.
La mostra What are we fighting for? al Museo Nivola
Il titolo della mostra, What are we fighting for?, per che cosa combattiamo?, riprende i versi della
Vietnam Song di Country Joe, canzone simbolo della protesta antimilitarista dei giovani americani
del ‘68.
È una domanda che la mostra a sua volta rivolge ai visitatori, e prima ancora ai giovani del
2018, con una serie di interviste raccolte a Orani tra i diciottenni organizzatori della Festa di San
Daniele.
Nel ricordare dopo cinquant’anni gli eventi del ’68, il museo si è posto due obiettivi principali: curare
la mostra in modo partecipativo e non gerarchico, testando le potenzialità e i limiti di un processo
democratico collettivo; permettere alla comunità locale di costruire un racconto condiviso –
anche se conflittuale – in cui possano trovare posto storie e memorie di persone coinvolte a vario
titolo nel movimento per i diritti civili in Sardegna.
Il collettivo curatoriale – comprendente, accanto allo staff del museo al completo, un gruppo di
giovani professioniste di varia formazione (Cinzia Melis, Maria Luisa Pinna, Anna Pirisi, Marta Satta,
Debora Tintis) e il sound artist Carlo Spiga – ha lavorato con l’idea di riprodurre le strategie
creative di un collettivo sessantottesco, emendate dai limiti di rigidità ideologica e maschilismo
che spesso ne connotavano la prassi.
Le esperienze e i ricordi degli abitanti di Orani sono stati raccolti attraverso un programma di public
history che continuerà anche oltre l’arco temporale della mostra.
“Io non credo che l’arte sia il mezzo più efficace per migliorare una situazione politica. Credo però
che l’artista, come ogni altro cittadino, deve sentire il dovere di reagire intervenendo nel modo che
può nel tentativo di arginare quelle correnti di mediocri e irresponsabili che al potere portano la
società sulla strada della desolazione e del malessere.”
– Costantino Nivola, 1973
Il Museo Nivola
Il Museo Nivola di Orani (Nuoro), sito al centro di un parco nel cuore della Sardegna, è dedicato
all’opera di Costantino Nivola (Orani, 1911 – East Hampton, 1988), figura importante del contesto
internazionale incentrato sulla “sintesi delle arti”, l’integrazione tra arti visive e architettura, e personaggio
chiave negli scambi culturali tra Italia e Stati Uniti del secondo Novecento. Il museo
possiede una collezione permanente di oltre duecento sculture, dipinti e disegni di Nivola e organizza
mostre temporanee incentrate in prevalenza sul rapporto fra l’arte, l’architettura e il paesaggio.
Main sponsor: Fondazione di Sardegna
Partner istituzionale: Regione Autonoma della Sardegna
vedi anche