L’isola che non c’è…più! E’ questo l’augurio che ci facciamo per il futuro.
Oceani sempre più contaminati da plastica tanto che, ancora oggi, nonostante le tante campagne di sensibilizzazione, stiamo facendo i conti con la più grande Isola di plastica di tutti i tempi, la Great Pacific Garbage Patch.
Tutta colpa dell’inquinamento degli oceani che, a gran voce, proprio nella Giornata dell’8 giugno, Giornata Internazionale degli Oceani, ne rivendicano la pulizia.
Pacific trash vortex oceani
Esiste un’isola nell’Oceano Pacifico che non è riportata sulle mappe e che sembra proprio non arrestare il suo triste sviluppo.
Non è la famosa “isola che non c’è” purtroppo…ma una vera e propria isola di rifiuti che esiste a causa dell’accumulo lento e progressivo di residui e spazzatura di ogni tipo.
” Pacific Trash Vortex “, in italiano vortice di immondizia del Pacifico è ormai estesa per una superficie che doppia l’estensione della Francia.
L’isola in questione si è generata intorno agli anni Cinquanta, a causa di una corrente oceanica dal caratteristico movimento a spirale con senso orario.
Da qui l’aggregazione di milioni di rifiuti galleggianti in mare, costipati tra di loro sino a generare, nel corso dei decenni, un vero e proprio “mostro” galleggiante.
Ecosistema e catena alimentare a rischio
Ad oggi si contano circa 79mila tonnellate di rifiuti plastici, tra reti da pesca – circa 30mila tonnellate- e altri oggetti rimasti intrappolati a formare la Great Pacific Garbage Patch, un’altra maniera per definire il fenomeno.
Cifre pazzesche e in continuo aumento visto che, ogni anno, vengono abbandonati in mare oltre 8 tonnellate di rifiuti. Il numero è allarmante poichè a breve, a detta degli scienziati, la plastica supererà per presenza quella dei pesci.
L’estate 2018 vedrà l’impiego di un prototipo che verrà impiegato a San Francisco, anche se già si sa che non è adatto a ripulire le acque dalle microplastiche. oceani
La proposta per iniziare e ripulire i nostri Oceani arriva dall’Organizzazione Ocean Cleanup, ente no-profit olandese da sempre impegnato a combattere l’inquinamento marino.
L’organizzazione sta terminando di mettere a punto un complesso sistema di barriere galleggianti il cui obiettivo è quello di eliminare, nei prossimi 5 anni, almeno la metà dei rifiuti presenti nell’Isola di Plastica.
Dal canto nostro ciascuno di noi può iniziare ad attuare il proprio “prototipo” quello cioè del rispetto per gli Oceani aderendo ad iniziative spontanee di tutela dei mari e di tutto l’Eco Sistema.
Basta non abbandonare rifiuti! Semplice, no? oceani
Vista la spropositata quantità di plastica, la causa principale è indubbiamente attribuibile all’abbandono volontario di rifiuti in mare ad opera di aziende, città , piccoli centri abitati e comunque da azione antropica.
Il danno ambientale è immenso e, come la crescita dell’isola è stata lenta e graduale, così
sarà la sua distruzione naturale.
Basti pensare che una bottiglia di plastica per essere biodegradata necessita di appena …1000 anni!!!
Un’ Isola di Plastica come città del futuro
Un team di progettisti ha persino proposto di sfruttare positivamente una tale situazione. oceani
Grazie al lavoro di architetti olandesi, WHIM architecture, forse un giorno diverrà realtà un’isola completamente composta da rifiuti galleggianti.
I rifiuti rappresenteranno la parte più solida e di sostegno, poiché costituiranno il “terreno” sul quale poi si ergeranno le strade, le zone da dedicare alle attività agricole, alle produzioni industriali e ovviamente allo sviluppo di edifici ecosostenibili. oceani
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