Le Opere scultoree di Fausto Melotti, dal grande impatto visivo, circondate da suoni ed armonie musicali, vanno in scena, fino all’11 febbraio 2018, nello storico Castello di Miradolo, a San Secondo di Pinerolo, alle porte di Torino.
Si tratta della mostra “Fausto Melotti. Quando la musica incontra la scultura” promossa dalla Fondazione Cosso per celebrare i 10 anni di attività.
La mostra e Melotti
L’esposizione pone l’accento su quanto l’elemento musicale riesca ad interagire con la scultura affidando proprio all’opera di Melotti l’arduo compito.
Con l’occasione si celebra, omaggiandola, l’intensa attività artistica del grande Maestro del Novecento che, più di ogni altro, riesce, con la sua opera, a far coesistere le varie forme d’arte.
Scultore, pittore ma anche apprezzato ceramista e scrittore nonché grande amante della musica.
E’ proprio su questa passione che i curatori della mostra, Francesco Poli e Paolo Repetto, indagano due degli aspetti fondamentali dell’arte di Melotti quelli cioè riconducibili alla musicalità e alle narrazioni mitiche.
Le opere
L’esposizione si avvale di più di 80 opere del Maestro trentino e ne ripercorre l’opera attraverso le famose sculture in ottone e acciaio o anche grazie a pezzi ceramici o ad opere figurative, rappresentate su pannelli in gesso o su carta.
L’opera di Melotti si snoda tra le 14 sale dello storico Castello di Miradolo che conducono il visitatore nel mondo creativo di un artista che spesso affidava a riflessioni e piccoli pensieri il proprio percorso creativo.
Notevole il confronto tra altri grandi artisti del Novecento con i quali l’opera di Melotti viene giustapposta.
Si tratta di opere raccolte nella sezione chiamata Assonanze interamente dedicata al confronto tra Melotti e grandi artisti a lui coevi che, con la loro opera, ne hanno in qualche modo contaminato la ricerca artistica.
Si tratta di personaggi del calibro di Giorgio De Chirico, Paul Klee, Kandinsky, Calder, Fontana, Soldati, Licini, Gribaudo, Depero, tutte forti personalità da cui Melotti ha saputo cogliere il senso profondo della composizione artistica, portando nelle proprie opere le forti emozioni ricevute.
Dal confronto con la produzione artistica dei suoi contemporanei si passa alla suggestiva installazione sonora Avant-derniere pensée attraverso la quale i curatori pongono l’accento proprio sull’elemento musicale, così caro a Melotti, facendolo entrare in simbiosi con le opere presenti che, magicamente, prendono vita, grazie anche all’uso di luci “teatrali”.
E’ questo il vero e proprio fulcro dell’esposizione in cui il progetto musicale di Roberto Galimberti prende vita.
Le note di una melodia, composta nel 1976 dal musicista John Cage, che colpisce immediatamente per le pause piuttosto prolungate.
44 Harmonies from Apartment House 1776, questo il titolo dell’opera riprodotta nella versione ad archi di Irvine Arditti.
La composizione musicale presentata rappresenta un’assoluta novità anche per l’epoca e per l’occasione per cui fu pensata.
Fu composta infatti per le celebrazioni dei duecento anni della costituzione degli Stati Uniti d’America e la particolarità era nell’essere stata eseguita contemporaneamente da 6 orchestre in diverse sedi della Nazione.
Un vero e proprio esperimento che Cage fece per dimostrare la sua teoria sulla “molteplicità dei centri”.
Nella scultura si inserisce grazie alla sua essenzialità di partitura in cui il susseguirsi di vuoti e pieni rimandano alle volumetrie dell’opera di Melotti, percepibile nelle varie sale del Castello come a formare un’incredibile “scultura musicale”.
Il momento in cui la musica riesce ad incontrare la scultura, divenendone parte integrante.
Anche l’illuminazione gioca un ruolo fondamentale.
Per l’occasione è stata studiata una sorta di illuminazione teatrale, che illumina in maniera selettiva le sculture presenti, enfatizzando le loro forme e i volumi collocati all’interno delle grandi sale.
Si ha così un gioco di vuoti e pieni che tende ad esaltare le opere presenti che, grazie ai movimenti della luce, rende più efficace la percezione dell’opera, sia scultorea che letteraria.
Largo spazio viene anche dato ai più piccoli che, grazie alla sezione a loro dedicata dal titolo emblematico “Da un metro in giù” riescono ad interagire con le opere d’arte in un laboratorio interattivo in cui pareti, pavimenti, pannelli illustrativi si animano per avvicinare i giovani visitatori al mondo dell’arte e della musica.
Per maggiori informazioni www.fondazionecosso.com
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