“Stupiscimi!”
Questa la sfida lanciata dall’impresario russo Sergej Djagilev al regista Jean Concteau quando, nel 1917, gli affidò la realizzazione di un sipario per l’opera teatrale del balletto Parade.
E così è stato, e questo grazie alla grandezza di Picasso che contribuì a rendere sorprendente il balletto messo in scena da Concteau.
Stupore e magnificenza: è in effetti questo ciò che si prova dinnanzi ad un simile capolavoro, un unicum nel suo genere e che, raramente, viene esposto.
L’opera sarà visitabile presso il Palazzo Barberini a Roma fino al 21 gennaio 2018, e si inserisce all’interno dell’esposizione “Picasso. Tra cubismo e classicismo:1915 – 1925” in mostra presso le Scuderie del Quirinale sempre a Roma.
“Picasso.Parade il Sipario” si presenta quindi come un evento eccezionale.
Sarà per le sue considerevoli dimensioni, 17 metri per 11 di altezza, 172 mq di superficie, ma anche perchè si contano sul palmo di una mano le volte in cui il monumentale sipario è uscito dal Centre Pompidou, museo presso il quale è custodito gelosamente.
Per la città di Roma è un’occasione irripetibile e merita di essere visto, anche perché fu ideato cento anni fa proprio tra Roma e Napoli, durante un viaggio che i due amici condussero proprio a caccia di ispirazione.
Si tratta di un’opera che per dirla con Guillaume Apollinaire tendeva a “consumare la sintesi delle arti, della musica, della pittura e della letteratura”, un’opera dall’anima multimediale, in pieno accordo con l’esprit nouveau dell’epoca in cui nacque.
La commistione di arti e linguaggi in Picasso del Parade mescola, in maniera provocatoria, la cultura, aulica, classica con il vezzo popolare in cui il teatro aulico si sposa con il circo, dove la scena si confonde con il retroscena, dove realtà diventa finzione.
Il Sipario come limite da valicare
In fondo il sipario è lo strumento attraverso il quale lo spettatore entra in contatto con una realtà virtuale, con personaggi teatrali, con scene rappresentate.
E’ qui la grande forza di un linguaggio nuovo utilizzato in un espediente innovativo: un semplice sipario.
E’ così che lo spettatore viene introdotto visivamente all’esibizione del balletto vero e proprio.
Dell’opera colpisce la dimensione senza dubbio ma anche la grande sala barocca che la ospita, una sala che sembra essere stata progettata su questo immenso elemento in cui l’armonia cromatica sorprende il visitatore.
La grande volta a padiglione dipinta da Pietro da Cortona sovrasta il sipario senza occultarlo.
E’ sorprendente il dialogo stabilito tra Parade ed il salone delle feste, concepito dal Bernini come un salon de parade, un salone di alta rappresentanza in cui venivano accolti gli ospiti del palazzo per introdurli al mondo dei Barberini.
In questa grande opera Picasso affronta il tema dell’effimero poiché il teatro molto si presta ad interpretarlo.
Un mondo di finzione, di illusione quello teatrale, che induce l’artista spagnolo a trattare il sipario come una sorta di soglia da varcare per passare da un mondo reale, quello degli spettatori, ad una dimensione illusoria e fantastica, rappresentata dai teatranti.
Sacro e profano, serietà ed ironia, realtà ed illusione i temi presenti nella grande tela dai contenuti quantomai avanguardistici.
Picasso cerca, riuscendosi, di coniugare la scena con il retroscena, arrivando fino al fuori scena, espediente solitamente utilizzato nella cinematografia.
Rende visibile ciò che solitamente è occultato, sconfessa la messinscena teatrale con il tipico atteggiamento barocco che rende questa installazione ancora più permeata nel contesto ambientale in cui si può ammirare, la sala berniniana e la volta di Pietro da Cortona.
L’ambientazione quindi colpisce unitamente all’opera in sé.
Soprattutto se si pensa che anche il Bernini si cimentò nel genere teatrale con l’opera “L’impresario” che altro non è che una messinscena di una messinscena.
Lo stupore tipicamente barocco diviene “richiesta artistica” anche nel 1917 riecheggiando il monito barocco di Gian Battista Martino per cui “è del poeta il fin la meraviglia, chi non sa far stupir, vada alla striglia!”.
©Riproduzione Riservata