L’ecosostenibilità sta diventando sempre più una necessaria condizione di vita, specie se guardiamo alla forte emergenza rifiuti, divenuta ormai costante a livello globale.
E’ anche per questo che si sta diffondendo l’uso di recuperare in modo creativo oggetti divenuti ormai di scarto, per un’economia circolare.
Tutte le volte in cui ci apprestiamo a trasformare un rifiuto, grazie al nostro ingegno, parliamo di upcycling, un termine spesso adoperato in maniera errata, da non confondersi con il più noto recycling.
Il “riuso creativo”, così si può tradurre, è un termine creato nel 1994 da Reiner Pilz.
L’ingegnere tedesco fu il primo a evidenziare la differenza tra l’atto creativo, generato nell’upcycling, ed il mero processo industriale di trasformazione dei rifiuti, proprio del recycling.
Il design ecosostenibile: upcycling, per un riuso creativo
Attraverso l’upcycling si può contribuire a dare nuova vita ad oggetti, altrimenti destinati a riempire le nostre discariche.
Molte le opportunità per conoscere questo mondo e, sempre più diffusi, i manuali di settore.
“Questo libro è un abat-jour”, edito da Ponte alle Grazie, è uno dei tanti libri pensati per avvicinare il lettore al mondo dell’upcycling.
Elisa Nicoli, autrice del manuale, ha raccolto in esso numerose idee per scoprire tutti i segreti del riuso creativo; indicazioni e modelli per realizzare piccoli oggetti di design ricavati da materiale di recupero grazie, soprattutto, alla nostra fantasia e creatività.
La creatività del RIUSO
Da analoghe premesse ha mosso i suoi passi anche un brillante duo di designers inglesi.
Ricalcando il logo dell’upcycling, che nelle sue varianti è sempre rappresentato da un cerchio aperto che non si chiude mai, il team ha deciso di dar vita ad una start-up che avvii un’economia a carattere circolare.
Parliamo di Pentatonic, l’azienda con cui hanno partecipato al Design Frontiers nell’edizione 2017 del London Design Festival, tenutosi a settembre.
Un’azienda giovane, nata con l’ambiziosa volontà di trasformare rifiuti in arredamento.
Johann Boedecker e Jamie Hall, co-founder e padri del brevetto, stanno dimostrando quanto sia semplice utilizzare un numero infinito di varietà di rifiuti per realizzare nuovi oggetti e mobili personalizzabili.
E questo riciclando materiali di ogni tipo: vetro, stoffe, cibo, alluminio e, soprattutto, tanta plastica.
Individuate le caratteristiche intrinseche di ciascun prodotto di scarto e le potenzialità di trasformazione che questo offre, inizia la lavorazione.
Grazie ad un articolato sistema di stampa ad iniezione, è possibile trasformare semplici rifiuti in accattivanti oggetti di design, arredi e complementi, in nome dell’ecologia e del riuso.
Un esempio? Con 96 bottiglie in plastica, 43 flaconi di detersivo, 28 lattine di alluminio ed una semplice suola di scarpe possiamo realizzare una comoda sedia.
Gli oggetti e le componentistiche prodotte sono delle più disparate.
Dal display di un cellulare si ricava un cristallo antigraffio ideale per realizzare ripiani e bicchieri.
I PET dei contenitori del latte si trasformano in gomitoli di filati sintetici o ancora dal polipropilene di tappi nascono solide strutture di tavoli e sedie.
Alla base del progetto d’impresa vi è la produzione di vere e proprie materie prime con le quali dar vita ad un nuovo oggetto riciclabile al 100%.
Inoltre le parti che compongono l’oggetto di design sono modulari e semplicissime da montare.
Ciascun elemento è contraddistinto da un numero in base al quale si conosce l’esatta posizione che deve avere l’elemento, la data in cui è stato prodotto, la tipologia e l’origine del rifiuto.
L’idea di fondo è quella di generare l’economia circolare del buy-back.
La società riacquista ogni singolo prodotto venduto per riciclarlo nuovamente.
E tutto in nome della sostenibilità, attuabile grazie anche al particolare brevetto del Air-tool che permette di assemblare le varie parti di un mobile senza dover ricorrere a colle o resine tossiche.
Un circolo “virtuoso”che potrebbe portare ad importanti novità in una società come la nostra, sempre troppo protesa al consumismo e allo spreco.
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