Torna in auge un concetto molto diffuso negli anni Settanta, quello cioè del social housing, espediente quanto mai attuale attraverso cui si sta cercando di rispondere alla sempre più pressante richiesta abitativa.
Intervento dalla forte valenza sociale: basti riflettere sulla grande potenzialità di integrazione e convivenza umana che offre.
In Italia, ad oggi, i progetti di housing sociale sono stati caratterizzati da un forte dinamismo che, negli ultimi cinque anni, ha avuto il proprio picco.
Le regioni del Centro-Nord sono sicuramente le più coinvolte ed il trend è quello di generare un housing sociale rivolto a tutta la popolazione.
E’ di questi giorni la notizia secondo cui Torino è stata scelta dai vertici della Cassa Depositi e Prestiti come città in cui avviare diciassette progetti di housing, sei dei quali in fase di sviluppo e condotti unitamente ad alcuni fondi immobiliari privati.
Il complesso progetto di riqualificazione edilizia, promosso dalla Cassa Depositi e Prestiti, comprende circa 400 mila metri quadrati di immobili ed aree in stato di abbandono.
Il patrimonio immobiliare individuato è quello dismesso da tempo, costituito principalmente da edifici pubblici ed ex caserme.
L’idea è quella di unificare, con un intervento programmatico, le diverse esigenze del capoluogo piemontese, quelle cioè legate all’emergenza abitativa ma anche alla ricettività turistica e, soprattutto, alla riqualificazione di ampi tessuti urbani.
L’iniziativa si fonda su recuperi mirati, volti a dare nuove vocazioni ad edifici ormai vetusti ed inadeguati alle nuove esigenze urbane.
Secondo Marco Sangiorgio, direttore generale della Cassa Depositi e Prestiti investimenti, le caserme “…si stanno rivelando il fronte su cui si fanno i maggiori passi in avanti».
Anche sul versante privato l’esperienza torinese sull’housing sta facendo enormi passi avanti.
A Torino i maggiori interlocutori del “privato sociale” sono rappresentati dalle Fondazioni bancarie e dai loro progetti di investimento per lo sviluppo e la crescita del territorio.
Molto presenti sono la Compagnia di San Paolo, attiva attraverso il Programma Housing, a sostegno di progetti legati alle criticità insediative e la Fondazione CRT che, tramite la Fondazione Sviluppo e Crescita, agevola e promuove gli interventi di housing sociale sia per un uso collettivo, che per realizzare sistemazioni decorose per studenti.
Uno tra tutti l’esempio della Cavallerizza che, proprio su iniziativa privata, sta indirizzando un progetto di recupero volto ad ospitare un ostello con valenze di co-housing per studenti universitari fuori sede.
L’Housing Sociale, così, diviene una delle più attese risposte per il ceto meno abbiente e per la società tutta, laddove le amministrazioni locali provvedano a remunerare parte del canone con il cosiddetto “buono casa”.
Ma come si esplica il Social Housing? Si tratta di un affitto calmierato, un canone cioè, che non superi il 25-30% del reddito.
Quindi parlare di Housing Sociale significa riferirsi ad abitazioni, o a soluzioni abitative di vario genere, date esclusivamente in affitto permanente (e non in acquisto) sia se frutto di una attività in cooperativa sia se trattasi di edilizia libera.
In definitiva, dove l’amministrazione pubblica non può o non riesce a sopperire a un bisogno, favorisce e appoggia l’edilizia privata, facilitandone le iniziative aggregative, quali la cooperazione, sia in fase esecutiva che progettuale.
Si cerca così di risolvere una vera e propria emergenza, quella della prima casa, imputabile, oggi come non mai, alla dilagante crisi economica internazionale e, soprattutto, alle condizioni di lavoro sempre più precarie.
Alcune disposizioni hanno trovato spazio nella recente esperienza del Piano Casa, provvedimento legislativo tramite cui il Governo ha cercato di dare una valida risposta ad una emergenza così disarmante.
Molto sinteticamente si tratta di individuare aree ed edifici dismessi o non più rispondenti alla funzione che li ha generati, nati con vocazioni diverse da quelle residenziali.
La parola d’ordine è riqualificazione urbana e architettonica, cercando di portare a nuova vita, brani di tessuto urbano lacerato nel tempo.
Questo, grazie ad una progettazione coerente e volta alla produzione di nuovi manufatti architettonici con valenze abitative decorose.
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