Lo scorso settembre, visitando le aree amatriciane colpite dal terribile terremoto di agosto, ho potuto constatare con mano la fragilità dell’essere umano e di quanto a lui strettamente connesso.
Le passate tecnologie costruttive, povere e spesso improvvisate, si sono tradotte in vere e proprie rovine per quanti si sono trovati, loro malgrado, proprio lì, in quella maledetta notte.
L’area interessata dal sisma purtroppo è tra le aree maggiormente a rischio del territorio appenninico e, quanto è successo, ancora non cessa di produrre danni.
La miccia è stata innescata e, come ha più volte ribadito il sismologo dell’INGV Tertulliani, quanto accaduto ad Amatrice avrebbe potuto procurare altri eventi catastrofici, e così è stato.
La fascia appenninica che comprende il territorio umbro-marchigiano-abruzzese non di rado si vede epicentro di eventi sismici frequenti e di notevole intensità.
Norcia semidistrutta appena una decina di giorni fa e migliaia di sfollati, la causa?
Certo la qualità e la tipologia costruttiva adottata nel tempo che troppo spesso, per motivi politici e burocratici, non viene risanata o sostituita perchè, generalmente, in mano ai privati.
E’ dal 1639 che ad Amatrice non si verificava un terremoto di siffatta portata.
Ed è da allora che le tecnologie costruttive, per una larga parte di tempo, sono sempre state legate ad un mondo costruttivo locale e assolutamente lontano da metodi antisismici ed interventi miranti al consolidamento.
Le nostre costruzioni risentono di tutto ciò, e così assistiamo a crolli preannunciati, a perdite di testimonianze artistiche, a borghi interamente distrutti, e questo perchè manca una politica seriamente indirizzata al restauro e al consolidamento.
Trasformare le nostre case in edifici antisismici è sicuramente possibile, apportando delle misurate modifiche alle parti strutturali dell’edificio in maniera da renderne il comportamento dinamico e assecondante le scosse sismiche.
Fondamentale è conoscere l’entità e la natura dei cedimenti strutturali che si generano in caso di terremoto.
Questi sono per lo più legati a fattori di massa, di peso cioè che l’elemento portante si trova a dover sopportare sollecitato da scosse sismiche.
L’elemento spesso maggiormente incriminato è il tetto che, posto a copertura, tende a far collassare quanto sottostante, nel caso sia stato realizzato con materiali inappropriati e troppo “pesanti” rispetto allo scheletro strutturale.
Altro elemento da valutare è la tipologia dei materiali costruttivi che, specie in abitazioni datate, spesso sono frutto di superfetazioni.
Materiali tra loro con diverso grado di deformabilità e messi in opera tali da risultare “scollegati” sono alla base di crolli certi.
Interventi mirati a ristabilire una unitarietà comportamentale dell’involucro sono quindi necessari per mettere in sicurezza edifici altrimenti a rischio collasso e crollo.
Le fotografie inserite nell’articolo sono state realizzate in data 17 settembre 2016 ad Amatrice
12 Novembre 2016 – Riproduzione Riservata