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ECOSISTEMA RISCHIO. L’ITALIA VISTA DAL FIUME

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Interi quartieri su versanti a rischio frana, poca prevenzione ed alta criticità idrogeologica.

È questo il quadro, alquanto inquietante, che emerge da ‘ Ecosistema rischio “, l’indagine realizzata ogni anno nell’ambito della campagna nazionale di Legambiente e Dipartimento della Protezione Civile “ Operazione fiumi ” dedicata alla prevenzione e all’informazione sul rischio idrogeologico.

Si tratta di un dossier che attraverso il quale aggiornare le grandi criticità idrogeologiche del nostro paese.

Attraverso il monitoraggio delle attività di prevenzione di oltre 2.000 Comuni italiani, lo studio ha accertato che il rischio di frane ed alluvioni in Italia è molto alto.ecosistema rischio legambiente

“I danni provocati dalle recenti alluvioni” ha commentato Rossella Muroni, direttore generale di Legambiente “sono la testimonianza di quanto il nostro Paese sia sempre più esposto al rischio idrogeologico.

Non può bastare evidentemente il sistema di pronto soccorso per l’emergenza già in corso, ma è necessaria una concreta politica di prevenzione per non assistere mai più a drammatiche vicende come, per esempio, quella di Atrani in Costiera Amalfitana, agendo prioritariamente proprio sul reticolo idrografico minore, su quei fiumi, torrenti e fossi che sembrano rappresentare oggi la vera emergenza dell’Italia.

Serve una strategia pianificata che possa garantire la sicurezza dei cittadini mettendoci anche al riparo dai costi salatissimi, per lo Stato e quindi per i cittadini, delle continue emergenze”.

La stretegia dell’Ecosistema rischio

I Comuni che presentano aree ad alta criticità idrogeologica sono ben 6.633, con l’82% di insediamenti a rischio frane ed alluvioni. Di questi Comuni, il 31% presenta interi quartieri a ridosso di alvei di fiumi o comunque in zone a rischio, con circa 3,5 milioni di cittadini esposti ad eventuali calamità naturali.fiumi

Ma il dato più allarmante è che in questo contesto ben il 19% delle costruzioni sono strutture pubbliche ‘sensibili’ come scuole ed ospedali.

E di fronte ad una situazione così preoccupante, i provvedimenti presi a difesa dei cittadini non sono sufficienti.

Le amministrazioni che effettuano interventi di delocalizzazione sono poche: appena il 3%.

Una delle maggiori difficoltà deriva dalla ‘resistenza’ opposta dalla popolazione, che in gran parte dei casi non accetta di abbandonare le proprie abitazioni.

A fare eccezione, il Comune di Senigallia, che ha realizzato in questo senso interventi ben precisi su insediamenti abitativi ed industriali nelle aree a rischio.

Per quanto riguarda l’opera di prevenzione e mitigazione del rischio idrogeologico, solo il 22% dei Comuni ha intrapreso delle opere mentre il 43% non si è mosso affatto per prevenire i danni dovuti alle calamità.

Risultati positivi invece sul fronte degli interventi della Protezione Civile.

Nel 76% dei casi, infatti, le amministrazioni hanno dei piani d’emergenza da attuare in caso di pericolo e per il 51% l’aggiornamento è avvenuto negli ultimi due anni. Inoltre il 69% dei Comuni intervistati ha svolto delle attività di messa in sicurezza sulle sponde dei corsi d’acqua e sul territorio.

immagini da Legambiente.it

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