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SPONGE CITY, NUOVA FRONTIERA URBANISTICA DELLE CITTA’ RESILIENTI

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Il concetto di Sponge City è legato ai profondi cambiamenti climatici degli ultimi tempi.

Questi infatti stanno sempre più condizionando le scelte politico-ambientali delle nazioni duramente colpite da ingenti catastrofi naturali.

Inondazioni e violente bombe d’acqua, che si alternano a periodi di prolungate siccità, hanno reso i nostri territori e le nostre città sempre più fragili e a rischio alluvioni.

Il trend, nato in Cina, nazione che più di ogni altra ha conosciuto enormi devastazioni dovute proprio a ingenti piogge, è quello di trovare la maniera per convivere con questi grandi eventi catastrofici.

Le Città Spugna

Una possibile strada che il Governo cinese sta percorrendo, con non poche difficoltà, è quella volta alla creazione di città spugna, città cioè capaci di “assorbire” la quantità d’acqua prodotta da eventi temporaleschi, incamerandola in appositi sistemi che ne permettano successivamente un utilizzo.

Si tratta di costituire un sistema “naturale” di recupero delle acque piovane sfruttando il principio della resilienza, ovvero la capacità di assorbire impedendo la distruzione.

Si cerca così di trasformare in risorsa quello che sino ad oggi produce solo incontenibili devastazioni.

Il riscaldamento globale sicuramente è la principale causa di questi stravolgimenti climatici, in Cina, negli Stati Uniti ma come, del resto, in Europa.

Tempeste ed uragani sempre più frequenti che sprigionano ingenti quantità di masse d’acqua troppo spesso stanno mietendo vittime ed indebolendo le aree urbane.

La risposta a quanto sta accadendo viene data, unilateralmente, con radicali cambiamenti progettuali che riguardano l’edificio e la connotazione urbanistica delle città.

Molto si sta già facendo con politiche energetiche volte a ridurre in maniera significativa il fabbisogno emissivo degli edifici e dei centri abitati.

Città resiliente, la nuova frontiera urbanistica

Le nuove tendenze però si stanno facendo sempre più largo in un’ottica di vera e propria difesa da eventi ormai divenuti ordinari ed imprevedibili ma dalla enorme forza distruttiva.

Prima fra tutti la Cina che, a partire dal 2005, per fronteggiare gravi inondazioni, sta investendo ingenti capitali per trasformare le superfici urbane in superfici permeabili e dall’elevata resilienza.

Il progetto è grandioso poiché punta alla trasformazione di circa l’80% delle superfici urbane in drenanti con la possibilità di riuso di almeno il 70% dell’acqua raccolta.

Si interviene principalmente su tutte le superfici orizzontali, quelle che, per caratteristiche intrinseche, sono la causa dello scivolamento della pioggia.

Questo grande e ambizioso progetto si sta sempre più concretizzando a Lingang New City, a circa 60 km da Shanghai.

Tetti vegetali, pavimentazioni permeabili e drenanti, zone create ad hoc per captare le acque piovane oltre alla realizzazione di un grande lago posto al centro della città rappresentano la grande sfida cinese.

Sfida raccolta, nel mondo, da numerose città che stanno iniziando a sviluppare progetti di riqualificazione urbana in questa direzione.

Sponge City: le proposte dell’Europa

Berlino, ad esempio, sta prevedendo interventi organici sul proprio territorio volti a incentivare la realizzazione di parchi pubblici strutturati con sistemi di drenaggio che permettano di accumulare e raccogliere l’acqua.

Città come Londra e Melbourne stanno indirizzando le loro politiche di difesa ambientale verso la realizzazione di Rain Gardens, aree urbane destinate ad accogliere giardini con l’evidente funzione di captare, drenandola, l’acqua piovana, gestendola ed utilizzandola successivamente in altro modo.

Londra sta disseminando i quartieri con 100 Pocket Parks, parchi pubblici “tascabili” distribuiti uniformemente in 26 quartieri londinesi con la duplice funzione di generare polmoni verdi per combattere l’inquinamento e garantire un substrato resiliente per la città.

Altre città del Nord Europa, come Copenaghen, soggetta a forti eventi burrascosi, si stanno cimentando in progetti a difesa del suolo.

L’asfalto viene sostituito da manti erbosi mentre la realizzazione di parchi garantisce la raccolta di acqua in caso di nubifragi che, attraverso un complesso sistema di tubature, convoglierà l’acqua verso il mare.

Filtraggio e depurazione acque

Si sta lavorando anche ad un sistema di filtraggio e depurazione delle acque piovane che permetterà il reimpiego di questo fondamentale bene comune, risorsa vitale ma limitata.

Queste potrebbero essere le premesse per una grande inversione di tendenza.

La cementificazione che ha contraddistinto l’urbanistica dell’ultimo secolo sta timidamente lasciando il posto a soluzioni che simulano le caratteristiche dell’elemento naturale, del terreno, delle sue faglie, dei fiumi e dei laghi.

Riprendendo il pensiero dell’urbanista Isabelle Thomas, che molto ha trattato di città resilienti, il vero ostacolo a queste profonde ma necessarie trasformazioni urbanistiche del territorio è la scarsa disponibilità economica da destinare a progetti tanto dispendiosi oltre alla carenza di figure professionali altamente qualificate e all’assenza, spesso voluta, di una cultura preventiva.

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