Home > NEWS > grand tour NEWS > L’Insula romana, edilizia popolare dell’antica Roma

L’Insula romana, edilizia popolare dell’antica Roma

Le moderne case popolari hanno un antenato perfetto in età antica.

È l’Insula romana, edificio che ‘riecheggia’ i nostri caseggiati popolari, sia per l’altezza sia, a grandi linee, per la struttura. Diversi esempi di Insulae sono sopravvissuti, anche se parzialmente, ai nostri giorni.

La più famosa è quella dell’Ara Coeli a Roma.

Negli Scavi di Ostia Antica sono conservate diverse tipologie di Insulae, in gran parte riunite in diversi caseggiati con spazi per attività commerciali (ad esempio il caseggiato di Diana). Anche se non è possibile vederne per intero la struttura, i resti delle Insulae arrivati fino a noi ci mostrano comunque quali erano l’architettura ed insieme lo stile dell’edilizia popolare dell’antica Roma.

Struttura ed esigenze edilizie

Le Insulae erano dei palazzi alti e sconnessi che arrivavano oltre i venti metri d’altezza, con una base intorno ai 300 metri quadri.

Di forma quadrangolare, dotati di un cortile interno spesso porticato, presentavano solitamente una struttura in legno, solo qualche volta in muratura.

Attaccati tra di loro, tanto che a volte i nuovi edifici si appoggiavano sulle strutture perimetrali di quelli vecchi, i caseggiati erano composti in media da cinque o sei piani ma in età imperiale aumentarono anche fino a dieci.

All’interno, l’Insula conteneva diversi appartamenti, i cenacula, a loro volta suddivisi in piccoli ambienti.

La mole e la struttura dell’Insula erano dovute principalmente alla necessità di fornire alloggio ad una popolazione sempre crescente su un territorio da sfruttare sempre meno esteso.

Ne derivava che i vani erano molto simili a celle e le circa 200 persone che un’Insula poteva contenere vivevano a contatto molto stretto tra loro. Oltre all’angustia degli ambienti, gli inquilini delle Insulae dovevano sopportare anche degli interni non proprio ‘ospitali’.

Dentro le Insulae mancavano infatti servizi essenziali, come quelli igienici e l’impianto idraulico. Sia per espletare i propri bisogni che per rifornirsi d’acqua, bisognava utilizzare le strutture pubbliche all’esterno.

Inoltre, le finestre non avevano i vetri e per ripararsi c’erano solo le imposte di legno, per cui d’inverno o si soffriva il freddo o si stava al buio.

Anche il mobilio lasciava alquanto a desiderare. Nella maggior parte dei casi consisteva infatti in letti molto ‘poveri’, spesso giacigli di mattoni appoggiati al muro.
Ma ad un aspetto degli interni piuttosto squallido corrispondeva però una parte esteriore molto più ‘adornata’.

Le finestre e le porte infatti, da fuori, apparivano grandi. Le pareti esterne presentavano ornamenti con legno e stucco e spesso erano presenti balconi o logge poggianti su portici.

I pericoli e la speculazione

A causa delle proporzioni inadeguate, dei muri e dei pavimenti di scarso spessore e dei materiali spesso scadenti, utilizzati per la costruzione, la struttura dell’Insula risultava alquanto precaria e le conseguenze erano i frequenti crolli e gli incendi.

Vista la mancanza di luce all’interno degli ambienti, infatti, gli inquilini utilizzavano abitualmente il fuoco e, come è comprensibile in caso di incendio, il legno presente nelle intelaiature favoriva la propagazione delle fiamme.

Vista la mancanza di luce all’interno degli ambienti, infatti, gli inquilini utilizzavano abitualmente il fuoco e, come è comprensibile in caso di incendio, il legno presente nelle intelaiature favoriva la propagazione delle fiamme. In una situazione del genere, si svilupparono presto varie forme di speculazione edilizia.

Famoso era il caso del plutocrate Crasso, che appena riceveva notizia di qualche crollo correva sul posto, acquistava a prezzo stracciato l’immobile in rovina col relativo terreno e, una volta effettuata una ristrutturazione veloce ed approssimata, lo rivendeva ad un prezzo molto più alto. Alta era anche la speculazione sugli affitti, che costituivano una fonte di notevole guadagno.

Per questo motivo, la tendenza era quella di costruire più celle possibili da affittare, risparmiando sullo spazio ma soprattutto sulla qualità e la quantità dei materiali da costruzione.

Le immagine sono state estrapolate dal sito www.sovraintendenzaroma.it

08 Aprile 2017 — Riproduzione riservata

 

Leave a Reply