Due litri di luce per illuminare, gratis, povere realtà sociali.
Questo il grande risultato ottenuto, nel 2002, dal brasiliano Alfredo Moser, che, grazie alla sua intuizione progettuale, è riuscito dove la società ha fallito:garantire l’illuminazione di ambienti anche in condizioni di povertà e ristrettezze economiche.
Si tratta di un metodo elementare attraverso cui poter assicurare ambienti illuminati anche in situazioni di degrado e, soprattutto, in assenza di elettricità.
Il processo alla base può sembrare banale e quasi incredibile, eppure l’esperimento riesce riempiendo una bottiglia di due litri con dell’acqua mista a 2 tappi di candeggina.
Questa sostanza servirà ad impedire la formazione di alghe sulle pareti trasparenti della bottiglia,una volta posta a contatto con la luce solare.
Ecco allora che le bottiglie si trasformano in vere e proprie lampadine “artigianali” dalla forma allungata.
Il sistema di installazione è abbastanza semplice. Una volta riempita la bottiglia, privata dell’etichetta e riattappata, occorrerà praticare un foro proprio sul tetto di queste povere costruzioni che, solitamente, in queste realtà abitative, è costituito da un leggero strato di lamiera.
Di fondamentale importanza sarà l’aver cura di garantire la tenuta stagna dei fori. Per far questo occorrerà sigillare opportunamente con un sigillante impermeabile l’area intorno al punto di innesto della bottiglia nella lamiera.
Con questi piccoli accorgimenti e pochi passaggi costruttivi si è così in grado di ottenere un incredibile, quanto mai ottimo, risultato: bottiglie-lampadine da 40 a 60 watts pronte ad illuminare buie realtà sociali.
Anche se quest’idea ha ormai 14 anni ci è sembrato opportuno contribuire a divulgarne l’esistenza, anche perchè ancora oggi sono largamente utilizzate, a dimostrazione di quanto poco sia cambiato in quei paesi economicamente deboli e per i quali, questa, sembra davvero essere l’unica fonte di luce artificiale.
Circa il 25% della popolazione mondiale vive, infatti, senza elettricità e, grazie a questa incredibile invenzione, una gran parte di essa potrà vivere di sicuro in condizioni più agiate o, almeno, meno scomode.
Le Moser Lamps, pur non essendo state mai brevettate dal loro inventore, sono largamente impiegate nelle Filippine, in India, in Tanzania, nelle isole Fiji, in Bangladesh.
Il principio alla base del progetto è la rifrazione della luce solare.
La bottiglia, realizzata in Polietilene tereftalato, una volta riempita della soluzione acqua-candeggina, va chiusa, meglio con un tappo nero o su cui è stato posto del nastro isolante nero.
Il resto lo farà la potenza dell’energia solare.
La ‘Solar Bottle Bulb’ è distribuita nelle Filippine dalla Fondazione no-profit MyShelter e fa riferimento al movimento ideologico basato sulle tecnologie semplici e ‘pulite’ grazie alle quali l’economista Ernst Friederich Schumacher sognava di migliorare la vita dei poveri.
Ogni bottiglia-lampadina viene installata al costo di un solo dollaro e rappresenta un’alternativa eco-sostenibile e sicura rispetto alle candele e agli impianti elettrici malfunzionanti.
Finora sono state distribuite 12mila bottiglie per almeno 10mila abitazioni.
L’obiettivo per il futuro è quello di illuminare le favelas di altre 36mila città filippine e non solo.
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