Corviale, uno dei più problematici quartieri di Roma, visto come vera e propria struttura urbana, una città in scala ridotta che ha racchiuso, in sè, molteplici elementi degradanti e scarsamente risolti in una delle progettazioni italiane meno riuscite del secolo scorso.
Ormai 43 anni fa, l’architetto Mario Fiorentino progettò l’intervento architettonico-urbanistico sulla falsa riga dei palazzi-quartiere, pensati dal noto architetto e urbanista Le Corbusier.
Peccato che lo scarto generazionale e le condizioni sociali non furono assolutamente prese in considerazione.
In effetti fu questo il vero limite del progetto, anacronistico per il periodo in cui fu progettato e, comunque, mai al passo con le necessità socio-
abitative romane.
Il progetto che si è visto aggiudicare il primo premio, risultando così vincitore, è ad opera dell’architetto Laura Peretti.
La forza della proposta progettuale è stata riconosciuta nell’aver considerato il preesistente elemento architettonico, ospitante più di 8000 residenti, parte costituente di un vero e proprio nucleo urbano.
Buona intuizione questa, soprattutto pensando che in Italia ci sono paesi che contano appena 4000 abitanti!
A questa sensibile visione del problema si è legata la valida proposta per un recupero urbano sostenibile che è riuscita, appunto, a
convincere una giuria internazionale di tutto rispetto.
Esempio di architettura contemporanea tristemente noto, il complesso edilizio di Corviale, a Roma, è stato da sempre, soprattutto in ambito
accademico, portato come esempio da non seguire.
L’intervento così, è divenuto un monito su come la visione “urbanistica” di un nuovo insediamento vada necessariamente studiata ed indagata sotto molteplici aspetti.
Principalmente politici, sociologici,geografici e architettonici, simbioticamente necessari a far sì che quanto realizzato non si traduca in un inutile fallimento sociale ed ambientale.
L’edificio, conosciuto anche con l’epiteto di “Serpentone“, proprio a causa della sua conformazione stretta e lunga, a tratti sinuosa, ha
prodotto principalmente degrado sociale, anche se non tutto è imputabile agli aspetti architettonici.
Volendo riportare in auge un grande e consistente patrimonio immobiliare romano, il complesso progetto di recupero e riqualificazione si
articolerà in tre fasi.
La prima, iniziata, è volta a lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria per un importo lavori di tre milioni di euro.
Gli interventi riguarderanno essenzialmente il risanamento di pareti, bonifica delle canne fumarie, sostituzione infissi e vetrate.
La seconda fase di lavori, per un valore di 10,5 milioni di euro, avrà ad oggetto la riqualificazione del quarto piano, da sempre il piano più
problematico dell’intero complesso architettonico.
Qui saranno realizzati 103 appartamenti per permettere agli occupanti di poter disporre di nuovi alloggi.
Infine, la terza fase sarà destinata alla riqualificazione esterna del paesaggio e dei percorsi viari oltre alla realizzazione di aree commerciali
e di svago.
Il tutto con l’augurio che una grande fetta della periferia romana possa nuovamente tornare a vivere in armonia con l’ambiente e con i fruitori
tutti.