Un complesso nuragico che ha attraversato quasi 2000 anni di storia ed arrivato fino a noi quasi intatto, divenendo simbolo di un’intera cittadina e parte del Patrimonio Mondiale dell’Umanità UNESCO.
Stiamo parlando di ‘Su Nuraxi’ (pron. Nurasgi) ovvero ‘Nuraghe’ nel dialetto sardo Campidanese, il complesso nuragico più noto della Sardegna e soprattutto quello di cui si può ancora riconoscere, quasi per intero, la struttura.
Su Nuraxi si trova ad Ovest del centro abitato di Barumini, comune sardo di circa 1341 abitanti situato nella provincia del Medio Campidano, nella regione storica denominata Marmilla.
Il complesso, che rappresenta l’esempio più importante di costruzione nuragica, è collocato ad un’altitudine di 238 metri, sopra un’ampia pianura.
Si tratta di una vera e propria città nuragica sviluppatasi intorno ad una fortezza, le cui origini sono databili intorno al XIII secolo a.C. mentre il suo ‘sviluppo’ è continuato fino al VI secolo a.C., attraverso cinque fasi ben distinte.
Il complesso di Su Nuraxi è stato classificato, da giugno del 2000, come Patrimonio Mondiale dell’Umanità dall’Unesco.
Gli importanti resti del Nuraghe sono venuti alla luce grazie agli scavi eseguiti tra il 1949 ed il 1956, sotto la guida dell’archeologo di Barumini Giovanni Lilliu.
Attualmente, i massi derivati dal crollo delle capanne del villaggio, sono ‘esposti’, dopo essere stati in parte rimontati, lungo il perimetro recintato dell’area archeologica.
La struttura
La città di Su Nuraxi presenta la struttura più complessa che è possibile trovare nelle costruzioni di Nuraghes.
Il ‘cuore’ dell’opera era rappresentato da una grande fortezza, il cui elemento principale era la torre centrale, detta bastione, costituita da tre piani ed alta ben 18,60 metri. Intorno alla torre, si estendeva un ‘organismo’ quadrato e quadrilobato, con quattro torri disposte ognuna ad un angolo e unite tra loro da mura rettilinee che costituivano i bastioni difensivi.
All’interno, si trovavano il cortile ed un pozzo, la cui sorgente è tuttora attiva.
Tutte le torri poste ai lati del quadrilatero erano costruite su due piani, di cui attualmente rimane solo il soffitto del primo mentre solo pochi resti appartengono a quello del secondo livello.
Ogni torre aveva sulle proprie pareti numerose feritoie per il passaggio della luce.
Intorno, si ergeva inizialmente un ante murale fornito di tre torri.
Successivamente, la fascia muraria intorno al nuraghe fu sensibilmente rafforzata. Al di fuori della cinta, si sviluppò un villaggio di capanne, circa cinquanta, composte da grandi massi murati a secco, a pianta circolare e con tetto di forma conica, fatto di legno e frasche.
Tra le capanne rinvenute negli scavi, spicca quella destinata agli incontri del capo della città, in quanto di dimensioni più grandi e dalla struttura particolarmente articolata.
Di notevole interesse, anche la capanna utilizzata per le assemblee del popolo, per i simboli delle divinità venerate, in essa ritrovati.
Altre capanne costituivano invece ambienti adibiti a officine, cucine e centri di lavorazione di prodotti agricoli. Numerosi anche i resti di oggetti ritrovati nell’area del Su Nuraxi e che testimoniano usi e costumi del tempo: armi, vasellame, suppellettili, oggetti di ornamento personale.
Le fasi
Città, fortezza, reggia nuragica. Sono tante le definizioni che si possono dare a Su Nuraxi.
Certamente la caratteristica principale di questo complesso archeologico è la complessità strutturale, che si è sviluppata ed è andata definendosi attraverso i secoli, in cinque diverse fasi.
La prima ‘età’ del monumento, indicata come ‘Fase A’, ha avuto inizio nel XVI secolo a.C. ed è terminata nel XIV secolo a.C.
In questo periodo fu costruito il bastione ovvero la torre centrale.
La ‘Fase B‘, compresa tra il XIV ed il XII secolo a.C., ha visto invece la costruzione del bastione quadrilobato e dell’Antemurale.
Nella ‘Fase C’, dal XII al X secolo a.C., è stato realizzato il rafforzamento della fascia muraria, molto probabilmente a scopo difensivo.
Le ultime due epoche, che videro la decadenza del Su Nuraxi, sono individuate nella ‘Fase D’, dal X al VI secolo a.C., e nella ‘Fase E’, VI-III secolo a.C.
Durante la ‘Fase D‘, iniziarono i primi crolli strutturali, che interessarono le parti più alte del Nuraghe.
Le macerie furono utilizzate per la costruzione delle capanne che andarono poi a costituire il villaggio circostante.
La ‘Fase E’ segnò invece la fine dell’età nuragica.
I Nuraghes
I Nuraghes sono costruzioni realizzate in pietra e dalla forma tronco-conica.
Divenuti ormai simbolo della Sardegna, considerata la loro ampia diffusione sul territorio della regione, in tutto 7.000 con una media di uno ogni tre chilometri, vengono fatte risalire al I millennio a.C. e la loro altezza poteva arrivare fino a venti metri.
La datazione dei Nuraghes viene dedotta dall’età degli utensili rinvenuti all’interno delle costruzioni.
Il nome con cui questi edifici vengono chiamati sarebbe invece riconducibile direttamente alla loro costituzione: la radice Nur- infatti, di origine molto primitiva, indicherebbe un cumulo cavo formato da grossi blocchi di pietre.
Le funzioni dei Nuraghes erano molteplici ma nella maggior parte dei casi di carattere politico o militare.
In ogni caso, costituivano sempre un punto di riferimento per l’intera comunità.
Le strutture rinvenute erano state costruite in alcuni casi per la difesa militare della città, specie quelle poste su delle alture; in altri casi, servivano per le assemblee del popolo mentre in diverse occasioni potevano essere la residenza del capo villaggio o addirittura sede del tempio.
19 Agosto 2017 – Riproduzione Riservata